Le velocità nelle andature portanti è sempre stato un aspetto determinate nelle regate offshore ma ora sempre più velisti sono alla ricerca di prestazioni in questa andatura anche nelle regate a bastone.
Nelle regate offshore non vi è nulla di più eccitante del lasco - il lato del percorso che viene sempre sognato e compensa gli sforzi compiuti lungo gli altri lati di una dura regata… Alta velocità, spruzzi e quel brivido viscerale che proviamo sapendo che si sta spingendo la barca al suo limite mentre le miglia vengono divorate velocemente
Tuttavia, alcuni degli svantaggi di questa andatura sono lo sbandamento e l’equilibrio precario della barca quando ci sono carichi importanti generati dal Code 0 (MH0) in testa d’albero o Code 0 frazionato (FR0). Spesso sono necessarie deviazioni dalla rotta ideale per poter mantenere issate queste vele. In queste condizioni generalmente non si rinuncia alla velocità e alla potenza nonostante le miglia in più che si vanno a percorrere - mentre viene costantemente ricalcolato il miglior compromesso tra l’attuale VMG e una rotta più orzata.
Spesso l’unico modo per mantenere una rotta abbastanza orzata e rimanere sul percorso è quello di ridurre la potenza e lo sbandamento rinunciando alle vele più grandi a favore di vele di prua più piccole. Questo crea una perdita significativa di potenza cui si cerca di ovviare aumentando la superficie di randa (se terzarolata) per mantenere una velocità adeguata. Incrementare la superficie della randa si traduce in uno spostamento verso poppa del centro di pressione di tutto il piano velico che a sua volta porta ad un indurimento del timone. Maggiore è la superficie della randa utilizzata, maggiore è la tendenza orziera della barca e di conseguenza l’angolo del timone necessario per compensare la rotta e quindi maggiore sarà anche l’attrito del timone nell’acqua.
Il risultato è un “vuoto prestazionale” delle imbarcazioni offshore dove l’inventario vele non è ottimizzato per ottenere la massima velocità negli angoli al lasco. L’ultima generazione dei “mostri oceanici” a caccia di record è ben cosciente di questi limiti ed è stata progettata con alberi molto appoppati che creano triangoli di prua enormi dove poter issare molte combinazioni di vele di prua e staysails, spesso armate con avvolgitori per una maggior facilità di utilizzo.
Non tutti possono permettersi il lusso di riconfigurare l’intera barca - posizione dell’albero, piano velico e appendici - solo per fare spazio a triangoli di prua più grandi e restare competitivi in altre andature. Tuttavia si può andare alla ricerca di velocità riducendo l’angolo di sbandamento senza penalizzare l’efficacia del piano velico.
Quando viene studiato il corretto dimensionamento per operare in modo efficiente, issare più di una vela di prua non solo si traduce in maggior potenza per bilanciare la randa e quindi minor attrito del timone, ma si stabilizza anche il flusso sull’intero piano velico.
“Fortunatamente non ci sono restrizioni nel regolamento IRC e quello ORCi consente abbuoni generosi alle vele di prua che permettono lo sviluppo di questo tipo di vele nell’ottica di un utilizzo anche da parte delle barche non studiate appositamente per la competizione,” dice Eldrid. “Abbiamo fatto numerose scoperte durante lo sviluppo e siamo convinti di poter fornire maggior velocità e potenza al lasco anche a queste barche”.
OneSails lavora da tempo su questo aspetto. Paul Eldrid di OneSails Perth, in preparazione della stagione estiva australe, sta studiando come incrementare la potenza di una grande varietà di barche da regata che variano dal Bakewell-White 36 al HH 42, DK 46, Carkeek 47 e diversi TP52. Tutte queste barche hanno avuto incrementi di prestazioni importanti derivati dall’utilizzo di nuove vele per andature portanti realizzati da OneSails.
Invece di adottare il classico layout dove una vela da lasco viene murata sulla prua in coperta mentre il genoa staysail viene inserito dove possibile, Eldrid ha effettuato delle prove dove la vela di prua più grande (chiamata J0) è murata sulla delfiniera, garantendo abbastanza spazio per armare più a poppa una staysail, quale ad esempio la nuova square-top jib staysail (JS).
Molti di noi sono abituati a regate su bastoni dove tutte le vele di prua sono dotate di stecche…ciò non è necessario nel caso di queste vele per da lasco dal momento che il grasso è spostato più indietro e la balumina non deve essere dritta, ma addirittura deve twistare per garantire un flusso ottimale. Grazie all’assenza di stecche, l’utilizzo dell’avvolgitore diventa possibile su un range di barche e di velisti molto ampio.
Le combinazioni ottimali tra vele di prua, spinnaker e randa terzarolata (o non) sono varie e molteplici. Tenendo in considerazione il costo, OneSails sta sviluppando molteplici combinazioni di vele di prua “turbo-charged” che utilizzano l’MH0 e il FR0 ma sono integrate con nuove vele quali il J0 e il JS.’
Fino ad ora OneSails ha realizzato queste vele con tecnologia a pannelli per effettuare dei test su scala reale. Il design team del gruppo sta effettuando degli studi fluido-strutturali (FSI) per avviare a breve l’utilizzo della membrana composita a filo continuo 4T FORTE attraverso la quale è possibile ottimizzare il modulo e ridurre drasticamente il peso delle vele rispetto a quelle pannellate.
“Stiamo riscontrando un forte interesse nel riportare il divertimento e l’emozione che derivano da un’andatura al lasco più efficiente ora accessibile in tutti i livelli di competizione” afferma Eldrid. “Questo è sicuramente una percorso di sviluppo molto stimolante”.